Una cinta di
alte mura circondata da canali delimita, nascondendolo alla vista, il
grandioso complesso di darsene, scali coperti e scoperti, cantieri
acquatici, officine e magazzini da cui uscirono le flotte di
Venezia.
L’Arsenale è stato per secoli il più grande del mondo, simbolo del potere e della
potenza militare della Repubblica marinara:
oltre 16 mila addetti e
cento galee in darsena pronte alla guerra.
Le sue origini risalgono al 1104, quando il Doge Falier
istituisce un cantiere navale di Stato, la fabbrica venne considerata la prima al mondo
rappresentando così una struttura accentrata dell’economia
preindustriale e il periodo più florido della
Repubblica Serenissima, grazie alla costruzione  di imponenti
navi che vennero utilizzate per combattere contro i Turchi nel Mar Egeo
e conquistare l’Europa.
L’ingresso da terra, “Porta dei Leoni”, lo si raggiunge fiancheggiando il canale navigabile Rio dell’Arsenale e oltrepassando il Ponte Paradiso, ed è segnato dallo splendido portale del 1460,
una sorta di arco trionfale con attico decorato da un grande leone marciano
attribuito a Bartolomeo Bon; nel 1692-94 il ponticello venne
trasformato, a cura di Alessandro Tremignon, in una terrazza cinta da
cancellata con statue allegoriche barocche, ai cui lati furono collocati
due colossali leoni marmorei, preda di guerra di Francesco Morosini il
Peloponnesiaco. L’ingresso acqueo, accanto, è fiancheggiato da due belle torri merlate 
realizzate nel 1686, che
venivano utilizzate come gru per posizionare alberi e pennoni
sulle navi o per caricare e scaricare i cannoni.
Ma nessuna descrizione dell’Arsenale di Venezia rende quanto quella dei sublimi versi di Dante Alighieri (Inferno, XXI, 7-15): 
“Quale nell’arzanà de’ Viniziani / Bolle l’inverno la tenace pece / A rimpalmare i legni lor non sani /
Ché navicar non ponno – in quella vece / Chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa / Le coste a quel che più viaggi fece; / chi ribatte da proda e chi da poppa; / Altri fa remi e altri volge sarte; / Chi terzeruolo e artimon rintoppa”.
Ciò che Dante ha visto e così maestosamente descrive è stato, almeno per quattro secoli, il sito di produzione più bello del mondo, il cuore pulsante della impero marittimo veneziano e la vista più impressionante di un’intensa attività industriale nel Medioevo.
Indosso una giacca “divisa” con bottoni e decori dorati, per rimanere in tema militare e perchè il richiamo alla divise sarà uno dei trend più forti anche per la prossima primavera.
(Clicca qui e qui per saperne di più sui blazer “military-chic”, i più cool anche per la prossima P/E 2017). 
A
circle of high walls surrounded by canals borders, hiding it from view,
the huge complex of docks,
indoor and outdoor stairs, water
construction sites, workshops and warehouses which brought forth the
fleets of Venice.
This Arsenal has been for centuries the biggest in the world, a symbol
of military power of the Venetian Maritime Republic: over 16 thousand
employees and hundred
galleys in the dock ready for war.
 

Its
origins date back to 1104, when the Doge Falier establishing a shipyard
State, the factory was considered the first in the world thus
representing a centralized pre-industrial structure of the economy and
the most prosperous period of the Serenissima Republic, thanks
the construction of massive ships that were used to fight against the Turks in the Aegean Sea and conquer Europe.

You can reach the
land entrance, “Lion Gate”, alongside the waterway of ”
Arsenal Rio” and crossing the  “Heaven Bridge”, and is marked by the beautiful
portal of 1460, a sort of triumphal arch with attic decorated by a big
lion
marching attributed to Bartolomeo Bon; in
1692-94 the bridge was transformed, by Alessandro Tremignon, in a
walled terrace deleted with baroque allegorical statues, whose sides
were placed two colossal marble lions, spoils of war by Francesco
Morosini the Peloponnesian.
The sea entrance, next door, is flanked by two beautiful crenellated
towers built in 1686, which were used as a crane to place trees and
flagpoles or on ships to load and unload the guns.

But no description of the Arsenale can beat that of Dante Alighieri’s sublime verses (Inferno, XXI, 7-15): 
“As in the Arsenale of the Venetians / Boils in the winter the tenacious pitch / To smear their unsound vessels o’ er again, / For sail they cannot; and instead thereof / One makes his vessel new, and one recaulks / The ribs of that which many a voyage has made; / One hammers at the prow, one at the stern, / This one makes oars, and that cordage twists, / Another mends the mainsail and the mizzen”.
What Dante saw and so majestically describes was, at least for four centuries, the world’s greatest production site of the time, the beating heart of the Venetian maritime empire and the most impressive sight of intense industrial activity in the Midle Ages.

I’m wearing a “military-chic” jacket with buttons and golden decorations, to stay in the army mood and because the reference to the uniforms will be one of the strongest trends also for next spring.

(Click here and here to read more about the military jackets trend).

 Location: Military Dockyard – Venice – Italy
Photos: Oigres Elirab
I was wearing:
Dolce & Gabbana military jacket
Mariuccia Milano sweater
Twin Set trousers
Essedue sunglasses
Gucci “GG” belt, “Dionysus striped bamboo” bag and “pearls” loafers